Paesi e Città vicine


VILLA CASTELLI - IL CASTELLO
La più antica torre di età medievale è attribuibile al processo di fortificazione del feudo sottoposto al controllo di Oria, promosso dalla famiglia Dell'Antoglietta (allora de' Nantoil) dal 1307. Il castello domina dall'alto dell'ultimo colle delle Murge la pianura salentina. Si tratta di una residenza castellana in tufo è stata più volte rimaneggiata. La torre è stata ristrutturata, ampliata ed adibita a fortificazione nel 1450 dal principe Giovanni Antonio Orsini Del Balzo.Passò quindi al marchese di Oria Giovanni Bernardino Bonifacio, nel XV secolo. Nel XVIII secolo la famiglia Imperiali acquistò la fortificazione, caduta in stato di abbandono già nel XVI secolo, trasformandola in residenza estiva e impiantando un allevamento di cavalli di razza murgese. Con il passaggio alla famiglia Ungaro la fortificazione fu adibita a palazzo ducale. In seguito il castello venne affidato al castellano Antonio d'Arco. Sono ancora visibili caratteristiche di età tardo-medievale e rinascimentale. Conservò sino alla fine del XVIII secolo le merlature ed i cannoni, successivamente rimossi. Nel 1822 parte delle scuderie fu utilizzata per la realizzazione di una cappella, dedicata al Santissimo Crocifisso. Nel 1830 la chiesa venne elevata a parrocchia e consacrata dal vescovo di Oria. Nel corso del Novecento l'edificio è stato adibito a caserma ed a scuola. Parzialmente ristrutturato è oggi sede del municipio, della galleria d'arte comunale e del museo archeologico municipale. Una piccola porzione della struttura è di proprietà privata, mentre la parrocchia detiene un'ala del castello in fase di restauro. La facciata settentrionale è stata più volte rimaneggiata, mentre quella meridionale conserva, totalmente inglobato nel complesso architettonico, l'antico mastio, oggi sede della Sala del Consiglio.
Villa Castelli - Gravina
Villa Castelli - Campagna
Villa Castelli - Campagna
Villa Castelli - Grotta


ORIA (BR)
Oria, Uria in latino, Urbius nella Tavola Peutingeriana, אוריה in ebraico, أوريا in arabo, è un comune italiano di 15.437 abitanti della provincia di Brindisi in Puglia. Situata in territorio collinare nel Salento settentrionale al confine con la Murgia, ha ricevuto il titolo di città nel 1951. Importante centro messapico e successivamente romano, la città è nota nel Medioevo per la sua comunità ebraica. Dalla fine del XVI secolo è sede dell'omonima diocesi.


ORIA CASTELLO.  Considerata l'importanza strategica del territorio di Oria (che divideva spesso con diverse sfumature di dominio i territori bizantini da quelli dei goti), pur senza prove archeologiche si deve presumere l'esistenza di un primo nucleo fortificato già in età altomedievale.


In seguito (XI secolo), vi dovette essere una qualche forma di difesa/controllo dell'abitato e del territorio effettuato dai normanni che infeudarono la città. Numerose modifiche subì il maniero in età federiciana (1225-1227), al punto che generalmente viene denominato "castello svevo"; alcune fonti locali vogliono che lo stesso Stupor mundi edificò il castello, in realtà è più realistico pensare che Federico II lo ampliò e lo modificò. Altre importanti modifiche furono effettuate nel periodo angioino, a cui vanno riferite le torri cilindriche dette "del Salto" e del "Cavaliere". L'originario mastio normanno-svevo fu pesantemente riadattato, come d'altronde tutta la struttura, anche nel corso del XV-XVI secolo adattandolo alle nuove esigenze difensive, nate con l'adozione delle armi da fuoco, e dotandolo quindi di numerose cannoniere in parte ancora oggi visibili. Infine è stato oggetto di integrazioni, restauri e ricostruzioni tra Ottocento e Novecento: nel 1897 il castello fu devastato dal ciclone che investì la città di Oria.

CEGLIE MESSAPICA


Secondo una leggenda, la fondazione di Ceglie sarebbe legata all'arrivo in Italia del mitico popolo dei Pelasgi, al quale è attribuita la costruzione di manufatti megalitici noti con il nome di specchie. In seguito all'arrivo di coloni greci nella zona, intorno al 700 a.C., la città assunse il nome di Kailìa. Il nucleo urbano, esteso ai piedi di un colle (nella zona dove attualmente sorge la stazione ferroviaria delle Ferrovie Sud-Est), era difeso da fortificazioni i cui scarsi resti sono noti con il nome locale di "Paretone". Presso la città sarebbero sorti santuari extraurbani dedicati alle divinità greche Apollo (in corrispondenza dell'odierna chiesa di San Rocco), Venere (sulla collina di Montevicoli) e sotto la Basilica di Sant'Anna nel corso dei lavori di sondaggio i frammenti di ceramica votiva e resti del tempio della Dea Latona madre di Apollo e Diana (Archivio 1987). La città fu punto di avvistamento del popolo dei Messapi subalterno ai centri di Oria e Brindisi a lungo in lotta contro la spartana Taranto che aveva un suo avamposto militare detto Phrouron in località Pezza Petrosa nel territorio di Villa Castelli. Taranto aspirava ad uno sbocco sul mar Adriatico e giunse a sottomettere tutti i centri messapici; oltre a Ceglie, caddero sotto il dominio tarantino una dopo l'altra Oria, Rudiae, Lecce, Brindisi, Egnatia e Carbina. In epoca romana la città era ormai decaduta. Le dinamiche insediative di Ceglie medievale sono state ampiamente analizzate in un convegno di studi del 2009[13]. In età normanna Ceglie è nota come feudo, Castellum Caeje, sotto l'autorità del Castellano Paganus che delinea i suoi confini con la potente città di Ostuni. in età Sveva il borgo è noto come Celie de Galdo (Ceglie della Foresta) ed era tenuto a contribuire, insieme al Chiesa di Santa Maria dei Grani, alla manutenzione del Castello di Oria[15]. Il suo feudatario più importante è Glicerio de Persona signore delle Terre di Ceglie del Gualdo, di Mottola, di Soleto e del Casale di San Pietro in Galatina. Glicerio parteggiò per Corrado IV di Svevia figlio di Federico II di Svevia e Re di Sicilia contro gli angioini. Caduto anche Manfredi di Sicilia, l'ultimo degli Svevi, Carlo I d'Angiò ordina la cattura di Glicerio, che si era dato alla latitanza nelle campagne di Taranto dove fu catturato, condotto in carcere nel castello di Brindisi (insieme ai figli Gervasio, Giovanni e Perello) e condannato per fellonia, subì il patibolo. I possedimenti che deteneva furono confiscati e ceduti ad Anselino de Toucy. Dotato di un piccolo castello, il feudo fu successivamente in possesso delle famiglie Orimi, Scisciò, Brancaccio, Dentice e Pignatelli, e degli arcivescovi di Brindisi. Nel territorio circostante erano già stati fondati gli importanti monasteri dell'abbazia di Sant'Anna, alla periferia dell'odierno abitato e della Madonna della Grotta, di cui resta la chiesa, sulla via vicinale per Francavilla Fontana. Nel 1521 venne costruita al posto della chiesa matrice la collegiata, ingrandita e arricchita di decorazioni barocche nel 1786. Il 24 ottobre 1584 il feudo venne ceduto in permuta da Cornelio Pignatelli a Ferdinando Sanseverino, conte di Saponara e barone di Viggianello.


I Sanseverino ampliarono il castello e promossero la fondazione del convento dei Cappuccini, oggi scomparso, e di quello dei Domenicani, sede del comune fino al 2005. Ai Sanseverino subentrarono quindi i Lubrano e i Sisto y Britto: in seguito all'estinzione di questa casata con il duca Raffaele, nel 1862, il castello e le residue proprietà dell'ex feudo vennero ereditate dalla famiglia Verusio. Durante il Risorgimento ebbe sede a Ceglie una vendita carbonara, ad opera di Domenico Termetrio di Cisternino, e una sezione della Giovine Italia, ad opera di Pietro Elia, amico personale di Giuseppe Mazzini. Dopo l'annessione al Regno d'Italia visse un periodo di fioritura e agli inizi del XX secolo vide una crescita demografica, nonostante la presenza del fenomeno dell'emigrazione.

CISTERNINO
Cisternino (Cistraníne in dialetto locale) è un comune italiano di 12.076 abitanti della provincia di Brindisi in Puglia. Fino al 1927 era parte della Terra di Bari.Si affaccia sulla valle d'Itria, nella cosiddetta Murgia dei trulli.


Il territorio del comune di Cisternino fu abitato, fin dal Paleolitico medio-superiore, da nuclei umani provenienti dal nord della penisola o dall'area siculo-africana e che lasciarono, sulle colline dove fissarono i loro accampamenti stagionali, numerose tracce della loro vita, dedita alla caccia e alla raccolta di frutti spontanei e tuberi. Ancora oggi, nella zona di monte Specchia, sui colli di Restano e sulle incolte balze di Serra Amara, si rinvengono utensili preistorici d'ogni genere: punte di zagaglie, lame, raschiatoi e bulini per incidere ossi. Queste comunità umane andarono sempre più infittendosi, fino a raggiungere un numero considerevole di insediamenti nell'Età del Bronzo; decine di stazioni di questa età sono state recentemente localizzate in varie zone del territorio e quelle di Maselli, Ibernia piccola, Carperi, monte d'Alessio, monte le Fergole e Figazzano, hanno un'importanza non indifferente per la comprensione della preistoria brindisina.

Il nome Cisternino deriverebbe dall'eroe eponimo Sturnoi, compagno di Diomede, che dopo la Guerra di Troia avrebbe fondato una città vicina che, in seguito, occupata dai Romani, fu chiamata Sturninum, l'attuale Ostuni . L'abitato sarebbe stato saccheggiato dai Goti e successivamente sarebbe andato in rovina. L'attuale centro storico di Cisternino sarebbe rinato grazie ai monaci basiliani che nel Medioevo, lo chiamarono Cis-sturnium (al di qua di Sturnium ( Ostuni ). La prima testimonianza sul Casale di Cisternino è data dalla scoperta, al di sotto della chiesa romanica di S. Nicola, dei resti di un piccolo tempio cristiano, edificato realisticamente intorno all'anno 1000. Papa Alessandro III, con una bolla pontificia del 26 febbraio 1180 assegnava questa chiesa ed il Casale di Cisternino al Vescovo di Monopoli.


OSTUNI
Ostuni è la città panoramica per eccellenza,ogni casa è un belvedere, ogni trattoria è della Bellavista, ad ogni finestra v'è un poeta che guarda nella pianura sottostante gli ulivi che cangian colore a tutti i venti [...]A Ostuni le case sono bianche, di latte e calce, sono bianche fino a far male agli occhi, sono candidi i muri, le finestre, le porte, le scale, tutto è inverosimilmente bianco. [...] A Ostuni si va per capire cosa vuol dire stare al riparo dal sole [...] per non desiderare più romanzi, per non pensare più a viaggi lontani, qui c'è il fascino di tutte le città dei mari del Sud, qui c'è l' equatore a portata di mano. » (Ettore Della Giovanna) Ostuni (IPA: [osˈtuni]) è un comune italiano di 32.182 abitanti della provincia di Brindisi in Puglia. Detta anche Città Bianca, per via del suo caratteristico centro storico che un tempo era interamente dipinto con calce bianca, oggi solo parzialmente. Il suo territorio è parte integrante della Valle d'Itria e della Murgia meridionale, al confine con il Salento.
Rinomato centro turistico, dal 2008 al 2013 ha ricevuto la Bandiera Blu e le cinque vele di Legambiente per la pulizia delle acque della sua costa e per la qualità dei servizi offerti, divenendo la città con il mare più pulito d'Italia. Nel 2005, inoltre, la Regione Puglia ha riconosciuto il comune come "località turistica".






MARTINA FRANCA PIAZZA PLEBISCITO


Basilica S.Martino - Eretta nella seconda metà del Settecento, su iniziativa dell'arciprete Isidoro Chirulli, sul luogo ove sorgeva la precedente collegiata romanica, è la perla del barocco martinese.
Si caratterizza per la meravigliosa e maestosa facciata, sulla quale spicca centralmente l'immagine del Patrono che divide il mantello con un mendicante ad Amiens. Nell'interno degni di nota sono l'altare maggiore in marmi policromi del 1773 di scuola napoletana, l'ampio cappellone del Santissimo Sacramento, un presepe opera di Stefano da Putignano e varie tele di Domenico Antonio Carella. Ospita le reliquie di Santa Comasia, che la tradizione vuole martire tra il II e il IV secolo.

LOCOROTONDO

Locorotondo (u Curdúnn in dialetto barese) è un comune italiano di 14.253 abitanti della provincia di Bari, in Puglia, inserito nel circuito de I borghi più belli d'Italia e aderisce all'associazione "Bandiera Arancione" del Touring Club Italiano. È uno dei maggiori centri turistici della Valle d'Itria e fa parte della Terra dei Trulli.

Inoltre l'abitato è divenuto famoso per il Locorotondo D.O.C.La città era detto fino a metà ottocento "Luogorotondo" per la caratteristica forma rotonda dell'abitato.La nascita del comune di Locorotondo risale intorno all'anno 1000; situato anticamente ai piedi della collina, successivamente in cima, si narra che Locorotondo fu ampliato dopo un miracolo di San Giorgio Martire, così la devozione del popolo fece costruire una cappella al Santo, che verso l'inizio del Seicento fu proclamato patrono del paese. Al 1645 risale la prima edizione del Dono, che fino allo scorso secolo era la consegna di un cero e di una corona di fiori alla Sacra Immagine del Santo Patrono; successivamente la cerimonia si trasformò nella consegna delle Chiavi d'Oro della città al Santo nel giorno del 22 aprile (la cerimonia esiste ancora d'oggi dopo più di 3 secoli). Nel 1790 il popolo voleva una nuova chiesa più grande, così sopra le macerie della Cappella di San Giorgio fu costruita la maestosa Chiesa Madre, dedicata sempre al Santo Patrono.Sempre un'antica leggenda narra che San Rocco passò da Locorotondo e liberò il popolo dalla peste, nel 1700 circa, fu costruita la preziosa statua del santo Pellegrino con le offerte della gente, qualche anno dopo venne costruita la chiesa al Santo, nel 1787 fu proclamato Primo Santo Patrono di Locorotondo, dal 1897 nasce L'Antica Fiera di San Rocco tra le più antiche della Puglia, che si tiene ancora oggi nei giorni della Festa Patronale di San Rocco, nel 1957 nasce Gara Pirotecnica dedicata a San Rocco, tra le più antiche del Sud Italia.


Il 16 ottobre del 1860 viene trovato un antico quadro nelle campagne del paese della Vergine Maria, immerso di catene, tante che tra la mano destra e la mano sinistra della Madonna rimane il segno di una catena, cosi nasce il culto della Madonna della Catena, qualche anno dopo viene costruito una Chiesa nella campagna dove venne ritrovato il quadro, successivamente la Chiesa viene denominata in Basilica Minore di Maria S.S. della Catena, si unisce al culto della Madonna, quello dei Santi Cosma e Damiano, grazie alla forte devozione della vicina Alberobello.Nel giugno del 2001 Locorotondo viene inserito nella associazione Italiana "I borghi più belli d'Italia" (unico paese scelto della Provincia di Bari), e dal 2010 aderisce all'associazione "Bandiera Arancione" del Touring Club Italiano che viene scelto tra i primi 10 paese più belli del Sud Italia.


ALBEROBELLO CENTRO STORICO


Alberobello (Jarubbèdde in dialetto barese), è un comune italiano di circa 11.000 abitanti della provincia di Bari, in Puglia, al centro della Valle d'Itria e della Terra dei Trulli. L'origine del nome è stata oggetto di studi e recenti contributi[3][4] secondo cui "La denominazione originaria della Selva era "Silva Alborelli", come risulta dal più antico documento autentico, a conoscenza degli studiosi, e cioè il Diploma d'investitura del 15 maggio 1481 del Re Ferrante d'Aragona, col quale i beni del defunto Conte Giuliantonio I, l'eroe di Otranto, furono assegnati al figlio Andrea Matteo illetterato. In detto documento, ricavato dal Grande Archivio di Napoli, Reg. Privil. FoI. 32 e 59, VoI. 39, e riportato nel testo integrale, a pag. 319 della pregevole Storia di Conversano, si legge testualmente, "Silva Alborelli in provincia nostra Terra Bari". Celebre per le sue caratteristiche abitazioni chiamate trulli che, dal 1996, sono patrimonio dell'umanità dell'UNESCO[5], fa parte della Valle d'Itria.Una prima antropizzazione dell'area prese avvio solo nei primi anni del XVI secolo su impulso del conte di Conversano Andrea Matteo III Acquaviva d'Aragona, figlio del celebre conte Giulio Antonio Acquaviva, caduto nel 1481 presso Otranto nella guerra contro i Turchi.

Alberobello - Chiesa di Sant'Antonio
Il conte Andrea Matteo introdusse dal feudo di Noci una quarantina di famiglie di contadini per bonificare e coltivare le terre, con l'obbligo di consegnargli la decima dei raccolti. Un suo successore, il potente conte Giangirolamo II detto il Guercio delle Puglie (1600-1665), che aveva eretto un casotto di caccia ed una locanda in loco, iniziò la vera urbanizzazione della selva con la costruzione di un agglomerato di case. L'abbondanza di materiale sedimentario calcareo e l'autorizzazione del conte a costruire case solo con muri a secco senza l'uso di malta, che sono i caratteristici trulli, contribuì all'espansione dell'agglomerato urbano. Tale obbligo di far costruire case solo con pietre a secco fu un espediente del conte per evitare il pagamento dei tributi al viceré spagnolo del Regno di Napoli secondo la Pragmatica de Baronibus, legge in vigore fino al 1700 secondo la quale la costruzione di un nuovo centro abitato comportava in primo luogo il Regio assenso e il consecutivo pagamento dei tributi da parte del Barone alla Regia Corte. Infatti nel 1644, in seguito di denuncia fatta dal duca Caracciolo di Martina Franca fu ordinata una ispezione regia. Per prevenirne gli effetti, il conte Giangirolamo ordinò ai coloni di demolire le abitazioni e allontanarsi temporaneamente dall'area.

Ciò avvenne in una sola notte, cosicché gli ispettori regi trovarono solo pietre sparse.Alberobello rimase feudo degli Acquaviva d'Aragona fino al 27 maggio 1797, quando il re Ferdinando IV di Borbone accolse l'istanza degli alberobellesi ed emanò un decreto con il quale elevava il piccolo villaggio a città regia, liberandola dalla servitù feudale. Sino alla prima metà del XX secolo, anche il centro storico di Villa Castelli era costituito prevalentemente da trulli, di cui restano pochi esemplari. Alberobello resta oggi l'unica città in cui permane un intero quartiere dei trulli e si pone come capitale culturale dei trulli della Valle d'Itria.

GROTTAGLIE
La città si trova sul pendio di una collina delle Murge chiamata Monte Samuele Pezzuto nell’entroterra di Taranto e all’estremità meridionale di quella Murgia dei trulli che comprende il vasto territorio che si estende da Matera fino alla stessa Grottaglie, passando da Martina Franca in Valle d'Itria e Villa Castelli sulle pendici delle Murge.

Sorge su un territorio in cui si alzano diverse gravine, sui fianchi delle quali sono state scavate molte grotte; infatti il centro è completamente scavato nel tufo; ne sono una testimonianza le Cave di Fantiano (ora sede di un teatro all’aperto dove ogni anno si svolge il Festival Internazionale Musica Mundi di musica etnica e popolare). Grottaglie, per territorio, cultura,arte e dialetto, rientra tra i comuni della provincia di Taranto che fanno parte del Salento; in particolare la città è situata nella zona denominata Nord Salento.

Grottaglie - Castello Episcopio



Fondata tra la fine del secolo XI e gli inizi del XII, la chiesa ha subito un rifacimento nella facciata da parte di Domenico da Martina (1379). Interessante è il portale, di stile romanico-pugliese, che sopra ha un arco con foglie di acanto, su sottili pilastri. Nella parte alta della facciata si apre un piccolo rosone, circondato da edicole, con bassorilievi che raffigurano santi. Molto caratteristica è la cupola della cappella del rosario, ornata di mattonelle colorate. L'interno è a una navata. Pregevole è la cappella a destra, con splendida decorazione barocca (1709) e interessanti sono un quadro di Paolo De Matteis (1711), che raffigura la Madonna del Rosario e gli altari dei protettori di Grottaglie (TA): San Ciro e San Francesco de Geronimo. Di notevole valore è un altorilievo del 1500, che si trova nella prima cappella a sinistra e riproduce in pietra L'Annunciazione. Nell'ultima cappella a destra, dedicata a San Giuseppe nel 1600, si nota un coro cinquecentesco in legno.

Grottaglie - Campagna
Grottaglie - Museo della Ceramica



FRANCAVILLA FONTANA


Basilica Pontificia Minore del Santissimo Rosario L'antica chiesa era già compiuta verso il 1320, e racchiudeva la cripta sottostante, cinta da grate di ferro. Successivamente, nel 1510 si ebbero vari interventi di ampliamento e nel 1517 si compì il cappellone.[41]Dopo il Terremoto di Nardò il vecchio edificio fu abbattuto e al suo posto fu costruita una nuova chiesa, di aspetto tipicamente barocco, che si presenta con una sobria facciata, molto armonica nello sviluppo dei piani, terminante in alto con una stella simbolica. Ai lati vi sono le statue in pietra di san Pietro e san Paolo.

La cupola, la più alta del Salento, poggia su un tamburo traforato da 8 finestroni.
L'interno dalla chiesa è a croce latina con pianta invertita. Al suo interno vi sono tele dipinte dal francavillese Domenico Carella, come Il Miracolo degli ulivi, Il Rinvenimento della Madonna della Fontana e L'ultima cena; oltre alle tele vi sono una scultura lignea del 1778 e varie statue in cartapesta.






FRANCAVILLA FONTANA CASTELLO IMPERIALI
Francavilla fontana castello Imperiali
Costruito nel 1450 dal principe Giovanni Antonio Orsini Del Balzo nello stesso periodo in cui consolidò la cinta muraria, come alloggio dei soldati e fortificazione.
Ingrandito nel 1536 dal marchese di Oria Bernardino Bonifacio, esigue modifiche sono state apportate dai principi Imperiali agli inizi del XVIII secolo, che lo trasformarono nell'aspetto odierno.A pianta rettangolare, circondato da fossato, l'esterno è caratterizzato soprattutto da un loggiato barocco, in pietra, con quattro arcate incorniciate da sculture ed affiancate da semicolonne che sostengono una trabeazione con fregio e con cornicione. Altri elementi decorativi sono la cornice marcapiano, che delimita la parte inferiore da quella superiore e, sulla parte superiore, archetti ogivali e merlatura (quest'ultima che, nel corso dei secoli, ha perso la sua funzione militare). Oltrepassato il portale settecentesco, si accede al cortile, abbellito da un doppio colonnato, da un fonte pedobattista datato al XIV secolo (proveniente dalla distrutta chiesa angioina)[66] e da un ampio scalone a doppia rampa dà accesso al piano superiore, nelle cui sale,
voltate quasi tutte a crociera, semplice o a stella, trovava posto la pinacoteca di famiglia. Tuttora vi sono tele del XVI secolo, segno del mecenatismo dei Bonifacio e alcuni ritratti risalenti al XVIII secolo (Michele Imperiali (senior) e altri). Nella sala dei ricevimenti è posto un camino lo stemma degli Imperiali.



BRINDISI
Brindisi ('brindizi, Brinnisi in brindisino, Brundisium in latino, Brentèsion o Vrindhision in greco antico, Brunda in messapico) è un comune italiano di 88.611 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia in Puglia.Importante centro del Salento nell'Italia meridionale, la città ha rivestito storicamente un importante ruolo commerciale e culturale, dovuto alla sua fortunata posizione verso Oriente e al suo porto naturale, ancora esistente, sul mar Adriatico.
Il comune è membro dell'area vasta brindisina di cui è capofila.Con un valore aggiunto procapite pari a 25.037 euro nel 2009, Brindisi è al 5º posto tra i comuni della Puglia. Origine Nel promontorio di Punta le Terrare, che si trova nel porto esterno, è stato individuato un villaggio dell'età del bronzo media (XVI secolo a.C.) dove un gruppo di capanne, protette da un terrapieno di pietre, ha restituito frammenti di ceramica micenea. Lo stesso Erodoto aveva parlato di un'origine micenea per queste popolazioni. La necropoli di Tor Pisana (a sud dell'attuale centro storico di Brindisi) ha restituito vasi protocorinzi della prima metà del VII secolo a.C. La Brindisi messapica intrattenne certamente rapporti commerciali intensi con l'opposta sponda adriatica e con le popolazioni greche dell'Egeo: tali rapporti sono oggi documentati da numerosi reperti archeologici mentre fu in contrasto con la vicina Taranto. Medioevo Sede episcopale sin dall'età apostolica, Brindisi fu un centro importante per l'evangelizzazione della zona. Esaurito il fortunato periodo sotto l'Impero romano, la città era già desolata nel VI secolo quando fu occupata dai Goti; nel 674 fu presa dai Longobardi guidati da Romualdo e assaltata dai Saraceni nell'838; ritornò quindi stabilmente sotto il controllo degli imperatori bizantini che si preoccuparono di ricostruirla, forse agli inizi dell'XI secolo, affidandone l'incarico al protospatario Lupo. Nel 1070 fu presa dai Normanni divenendo parte del Principato di Taranto e del Ducato di Puglia; fu prima signoria dei conti di Conversano e poi, dopo la rivolta baronale del 1132, città demaniale per volere di Ruggero II; la città pugliese recuperò in parte il fasto del passato durante il periodo delle Crociate, quando riottenne la sede episcopale, vide la costruzione della nuova cattedrale e di un nuovo castello con un importante arsenale, divenne porto privilegiato per la Terra Santa e anche sede di una delle due zecche del Regno di Sicilia. Fu nella Cattedrale di Brindisi che ebbero luogo le nozze del principe normanno Ruggero, figlio di re Tancredi (che nel 1192 vi lasciò a ricordo una fontana monumentale) e quelle dell'imperatore Federico II, con l'erede alla corona di Gerusalemme, Isabella (o Jolanda) di Brienne (9 novembre 1225) e, sempre Federico II, partì proprio dal porto brindisino nel 1227 per la Sesta crociata.

BRINDISI BASILICA S. GIOVANNI BATTISTA
La cattedrale fu pesantemente danneggiata dal terremoto del 1743 e ricostruita, in seguito è stata sottoposta a numerosi restauri. Dell'impianto romanico è rimasta la planimetria basilicale, simile a quello della basilica di San Nicola di Bari: tre navate senza transetto.
La posizione odierna della facciata della chiesa è la stessa di quella originaria: tripartita verticalmente in fasce corrispondenti alle varie navate. Negli anni venti fu completata la facciata con un timpano, sostituito poi nel 1957 da statue di san Teodoro, san Lorenzo, san Leucio e Pio X, sostituite a loro volta con l'ultimo restauro nel 2007 con altrettante statue pietra leccese, di colore chiaro, di altezza 2,90 m che rappresentano san Leucio, san Teodoro d'Amasea, san Lorenzo da Brindisi e, novità, san Giustino de Jacobis.

BRINDISI CASTELLO SVEVO

Il castello più antico ed importante per la citta' e' il Castello Svevo, detto anche "castello grande" o "di terra" (per distinguerlo da quello aragonese o "di mare"). E' stato voluto nel 1227 da Federico II come residenza fortificata propria e per le sue guarnigioni (soldati saraceni e cavalieri teutonici),
come difesa dalle ostilità dei brindisini rimasti affezionati ai Normanni e che mal sopportavano gli Svevi, contro i quali frequentemente si ribellarono.

BRINDISI CASTELLO ALFONSINO
Il castello alfonsino occupa il promontorio meridionale con forme irregolari che seguono la conformazione del luogo (ha subito anche crolli e ricostruzioni): all'interno è un salone decorato da un lavabo con stipiti in pietra (XVI secolo). Alla fine del XV secolo risalgono i due baluardi, rotondo quello verso l'interno, triangolare quello verso il mare aperto.
Caratteristico è il suo piccolo porto interno, cui si accede per un archivolto aperto nelle mura che verso il 1577 congiunsero le costruzione aragonese all'ampliamento spagnolo. Da una parte la struttura fortificata quattrocentesca con un portale; dall'altra la cosiddetta Opera a corno che segue i dettami dell'architettura fortificata cinquecentesca. Anche questa parte è preceduta da un portale adorno di stemmi. L'isola è saldata alla sponda ovest da una diga che chiude la Bocca di Puglia, mentre tra l'isola e la sponda sud si protendono due dighe che restringono l'imboccatura del porto a 250 metri.


BRINDISI COLONNA DI TRAIANO
Le Colonne romane di Brindisi sono un monumento situato presso il porto della città. Le colonne romane di Brindisi In origine erano due colonne gemelle, un unicum nel panorama architettonico dell'antichità. Come tali furono raffigurate già dal XIV secolo come emblema della città. A seguito del crollo di una delle due colonne nel 1528, il monumento è rimasto mutilo. La colonna superstite è stata smontata durante la seconda guerra mondiale per evitare crolli o danni causati dai furiosi bombardamenti subiti dalla città; tra il 1996 e il 2002 la colonna è stata nuovamente smontata nelle sue parti componenti e questa volta interamente restaurata, mentre nel piazzale circostante sono
state svolte indagini archeologiche; dopo il rimontaggio, il capitello originale è ora esposto in una sala del Palazzo Granafei-Nervegna, al suo posto è stata collocata una copia.











TARANTO CASTELLO ARAGONESE
Castello Aragonese Il Castello aragonese o Castel Sant'Angelo, occupa con la sua pianta quadrangolare e il vasto cortile centrale, l'estremo angolo dell'isola su cui sorge il borgo antico della città. Il primo nucleo del castello risale al 916, quando i Bizantini avviarono la costruzione della "Rocca" a protezione dagli attacchi dei Saraceni e della Repubblica di Venezia. Questa prima fortificazione era costituita da torri alte e strette, dalle quali si combatteva con lance, frecce, pietre, ed olio bollente. Nel 1481 fu realizzato un primo canale navigabile, più stretto dell'attuale e con sponde
irregolari, per consentire il passaggio di piccole imbarcazioni e migliorare la difendibilità del castello.Nel 1486, Ferdinando II d'Aragona incaricò l'architetto Francesco Di Giorgio Martini di ampliare il castello e di conferirgli l'attuale struttura, onde rimpiazzare la tipologia medievale delle torri concepita per la difesa piombante. La nuova fortificazione doveva comprendere sette torri, di cui quattro unite tra loro a formare un quadrilatero, e le rimanenti tre allineate lungo il fossato fino al Mar Piccolo. Le quattro torri furono intitolate rispettivamente a San Cristofalo, a San Lorenzo, alla Bandiera ed alla Vergine Annunziata. Nel 1491 fu aggiunto sul lato rivolto al Mar Grande il rivellino di forma triangolare tra la "Torre della Bandiera" e la "Torre San Cristofalo". Il castello fu ultimato nel 1492, come risulta dall'incisione di una lapide murata sulla "Porta Paterna".


TARANTO COLONNE DORICHE
Taranto (Tarde o Tarende[4] in dialetto tarantino) è un comune italiano di 198.011 abitanti[1], capoluogo dell'omonima provincia in Puglia.È il secondo[5] comune della regione per popolazione. L'area vasta tarantina è costituita da 28 comuni, dei quali Taranto è il capofila[6]. Situata nell'omonimo golfo sul mar Ionio, si estende tra due mari: il Mar Grande ed il Mar Piccolo. È sede di un grande porto industriale e commerciale e di un arsenale della Marina Militare Italiana, nonché della maggiore stazione navale. Vi si trova, inoltre, un importante centro industriale, con stabilimenti siderurgici (tra i quali il più grande centro siderurgico d'Europa), petrolchimici, cementiferi e di cantieristica navale.
Taranto - Cappella di San Cataldo

È anche attiva l'industria del liquore. Le attività principali della provincia sono l'agricoltura, la pesca, l'industria nei settori aeronautico, chimico, alimentare, tessile, l'artigianato, la lavorazione del legno, del vetro e della ceramica. La cronologia tradizionale, assegna la data della fondazione di Taranto al 706 a.C.[12]. Le fonti tramandate dallo storico Eusebio di Cesarea, parlano del trasferimento di Taras e altri compatrioti, poiché figlio illegittimo di famiglie spartane, in questa zona per necessità di espansione o per questioni commerciali. Questi, distruggendo l'abitato indigeno, portarono una nuova linfa di civiltà e di tradizioni. La tradizione vuole che Taranto venne fondata da Partheniai ("figli delle vergini"), quei bambini nati dalle donne spartane durante l'assenza dei mariti impegnati nella guerra messenica.
Taranto - Ponte girevole
I Partheniai vennero esclusi dalla spartizione delle terre della Messenia e dovettero emigrare per fondare quella che rimane l'unica colonia spartana. La struttura sociale della colonia sviluppò nel tempo una vera e propria cultura aristocratica, la cui ricchezza proveniva, probabilmente, dallo sfruttamento delle risorse del fertile territorio circostante, che venne popolato e difeso da una serie di phrouria tra le quali Pezza Petrosa, piccoli centri fortificati in posizione strategica[14]. Taranto ha quindi origini antichissime. Durante il periodo ellenistico della colonizzazione greca sulle coste dell'Italia meridionale, la città fu tra le più importanti della Magna Grecia. In quel periodo,
infatti, divenne una potenza economica militare e culturale, che diede i natali a filosofi, strateghi, scrittori e atleti, diventando anche sede della scuola pitagorica tarantina, la seconda più importante dopo quella di Metaponto. A partire dal 367 a.C., fu la città più potente tra quelle che costituirono la lega italiota. Nel 281 a.C. entrò in conflitto con Roma (guerra tarentina) insieme al suo alleato Pirro, Re dell'Epiro, ma capitolò definitivamente nel 272 a.C. Durante la seconda guerra punica, Taranto aprì le porte ad Annibale nel 212 a.C., ma fu punita tre anni dopo con la strage dei suoi cittadini e col saccheggio quando Fabio Massimo la riconquistò. Nel 125 a.C. vi fu dedotta una colonia romana (colonia neptunia), mentre nel 90 a.C. fu eretta a Municipium. Nel Medioevo fu conquistata da Totila nel 549 e ripresa da Narsete nel 552. Espugnata dai Longobardi, fu ripresa dall'Imperatore Costantino II nel 663, per poi passare in mano a Romualdo Duca longobardo di Benevento, e tornare ai Bizantini nell'803. Conquistata dai Saraceni nel 846, nel 868 e nel 927, l'Imperatore Niceforo Foca la fece ricostruire nel 967. Occupata nel 1063 da Roberto il Guiscardo, divenne il centro di un potente feudo. Ospitava una cospicua comunità ebraica, quantificabile nel 1167 in 200 famiglie, secondo la cronaca di Beniamino di Tudela[15]. Dal 1301 al 1463 fu un fiorente principato (Principato di Taranto). Divenne poi importante porto militare sotto gli Spagnoli, fino a decadere nel XVII secolo sotto i Borbone. Taranto venne unita al Regno d'Italia nel 1860. Il 21 Agosto del 1889, dopo sei anni di lavori, venne inaugurato alla presenza di Umberto I di Savoia l'Arsenale Militare Marittimo, che ne aumentò la sua importanza sia dal punto di vista economico che militare, oltre che demografico. Durante la prima guerra mondiale, Taranto fu scelta come base dalle flotte navali italiana, francese ed inglese. Durante la seconda guerra mondiale, la città subì un bombardamento storicamente ricordato come la notte di Taranto, a seguito del quale si contarono 85 vittime tra civili e militari.


TARANTO RITI SETTIMANA SANTA

Ai riti previsti dalla liturgia si accompagnano quelli che nel corso dei secoli la pietà del popolo cristiano ha adottato per rievocare i momenti più significativi della passione umana di Cristo, vero Uomo e vero Dio. Per la sincerità di tali espressioni religiose la Chiesa cattolica approva e consente lo svolgimento di queste celebrazioni, in quanto contribuiscono a rinsaldare e tramandare la fede cristiana. In tutto il mondo cattolico, la tradizione popolare della Settimana Santa è ricchissima di canti, poemi, raffigurazioni e rievocazioni sceniche della Passione di Gesù, che spesso affondano le loro radici fin dai primi secoli del Cristianesimo.
La letteratura italiana è ricca di opere, scritte in prosa e soprattutto in poesia, di autori noti ed anonimi, ispirate ai sacri Evangeli che trattano la Passione di Cristo, dal suo ingresso trionfale a Gerusalemme, alla morte in croce, alla sepoltura e alla resurrezione dai morti (vedi ad esempio il celebre Stabat Mater o anche alcune Laudi di Jacopone da Todi, risalenti al XIII secolo). Le vicende umane e divine di Cristo, rievocate nella Settimana Santa, hanno ispirato l'opera non solo di numerosi scrittori e poeti, di ogni parte del mondo, ma anche di musicisti, pittori, scultori, architetti, artisti in genere. In Italia numerosissime e spesso particolarmente suggestive sono le rappresentazioni della Settimana Santa, diffuse praticamente in ogni località del Mezzogiorno, grazie ai notevoli influssi spagnoli; in esse si mescolano gli elementi più strettamente religiosi a componenti in varia misura folclorisitiche. Fra le più particolari e belle in Italia sono quelle che si svolgono ad esempio a Sorrento o in Umbria, a Ortona con la caratteristica processione dei Talami, e a Sulmona entrambe cittadine
dell'Abruzzo, a Sessa Aurunca, in provincia di Caserta, o a Ruvo in provincia di Bari, e con le Processioni del Venerdì e sabato Santo; a Taranto, con i confratelli detti Perdoni, che si svolgono a partire dal giovedì Santo pomeriggio sino al sabato Santo mattina; quella di Gallipoli, con la bellissima processione dei misteri il venerdì Santo e quella detta "dell'incontro" il giorno dopo; quella di Polistena, con ben 11 riti, tra cui 4 in un solo giorno; quella di Molfetta con la processione dell'Addolorata il venerdì di Passione, dei Misteri il venerdì santo e della Pietà il sabato santo; quella di Bitonto con la processione dell'Addolorata il venerdì di Passione, e le processioni dei Misteri e di gala, rispettivamente all'alba e la sera del venerdì santo; quelle caratteristiche di Catanzaro, San Fratello, Enna, Caltanissetta, Trapani, Noicattaro Vico del Gargano e Caulonia,dove il Sabato Santo si svolge la particolare funzione del "Caracolo". Anche numerosi centri della Sardegna si celebrano i riti della Settimana Santa: tra i più importanti quelli di Cagliari, Castelsardo, Iglesias, Domusnovas.




COME SPORTARSI con FSE 

La società esercente le Ferrovie del Sud Est nacque nel 1931 in seguito alla fusione della Società anonima italiana per le ferrovie salentine, della Società anonima delle ferrovie sussidiate e della Società anonima per le strade ferrate pugliesi.
All'atto della costituzione acquisì anche dalle Ferrovie dello Stato la tratta terminale della Ferrovia Adriatica (Lecce–Otranto) e la diramazione Zollino–Gallipoli .Il 19 dicembre 1985 la rete FSE venne riscattata dallo Stato e posta in gestione commissariale governativa .La gestione governativa terminò il 1º gennaio 2001 subentrando da quella data la neo costituita Società Ferrovie del Sud Est e Servizi Automobilistici a r.l., con socio unico il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.[1] Processo di ammodernamento Un passo verso il miglioramento della qualità del servizio di trasporto ferroviario si è avuta il 15 luglio 2008 quando è stato presentato l'ultimo acquisto delle FSE, l'ATR 220 di fabbricazione polacca (Pesa Bydgoszcz) spinto da motori Man diesel e composto da tre carrozze incluse le motrici dotate di 157 posti a sedere (di cui due per disabili), 150 posti in piedi e sei alloggiamenti per biciclette. Inoltre il treno è dotato di aria condizionata, riscaldamento e due bagni (di cui uno per disabili). In tutto le


Ferrovie del Sud Est hanno acquistato ventitré treni che entro il mese di luglio 2009 andranno a sostituire le automotrici Breda risalenti al 1959.Rimangono forti criticità, come l'area salentina dove la linea ferroviaria delle FSE è più vetusta e meno funzionale, infatti nella provincia di Lecce la quota modale del trasporto collettivo ed in particolare del trasporto ferroviario è la più bassa della regione, a fronte del fatto che gli spostamenti sistematici extracomunali siano i più alti. Per gli interventi di ammodernamento in tale area sono stati previsti circa 331.000.000 di Euro, il 38% del totale dell'investimento, a fronte del 51% circa di rete ferroviaria.Per quanto riguarda la zona del barese sono appena iniziati i lavori per l'elettrificazione della tratta Bari - Taranto via Noicattaro. A lavori ultimati sarà possibile una notevole riduzione dei tempi di percorrenza su questa tratta grazie all'efficienza delle locomotive a trazione elettrica. Le FSE hanno inoltre emesso un bando per l'acquisto di 5 elettrotreni da utilizzare proprio su questa tratta.